sabato 6 febbraio 2016

ROOM - (altri) Consigli non richiesti.

Vedere tanti film nel giro di pochi giorni è stressante.
E sono seria.
Quando vedo un bel film io mi innamoro, seriamente, sono un'entusiasta per natura, e finisco per parlare di quella scena o di quell'attore o di quel paesaggio per giorni. Insomma, divento un'adolescente con una cotta.
Provate ad immaginare che fatica avere più cotte a distanza di pochi giorni.
Tutto questo amore mi consumerà.


Room non lo posso definire una cotta però, è riduttivo, Room è stato uno di quegli amori che non hai mai davvero vissuto se non nella tua testa ma che ti ha aperta in due più di tanti altri.
Room è, come ho letto da qualche parte, un film di spazi interiori.

E non - solo - perché si svolge quasi interamente in degli interni - la stanza prima e la casa materna poi -, ma anche perché si fa spazio nei tuoi di spazi.
È un film che non può lasciarti indifferente, una storia che tocca e commuove inevitabilmente, arricchita dalla recitazione magistrale di Brie Larson e soprattutto di Jacob Tremblay.


Room racconta la più grande storia d'amore, quella tra madre e figlio, inserita in uno dei contesti più terrificanti e dolorosi che possiamo immaginare, quello del rapimento e della violenza.
E Abrahamson riesce quasi a farti dimenticare di quel contesto. Bastano pochi attimi, le parole di Jack che augura il buongiorno agli oggetti che riempiono una stanza troppo angusta, per capire che l'amore di sua madre è bastato a quel bambino.
Persiste per tutto il tempo una forte contrapposizione sullo sfondo tra questa madre troppo consapevole della situazione e questo bambino che sorride innocente all'idea di fare una torta di compleanno.
Lo spettatore non può non sentirsi triste nel constatare che Jack non conosce l'odore dell'erba e non ha mai sentito un cane abbaiare davvero, ma al tempo stesso non può non sorridere nel guardarlo mentre entusiasta esegue degli esercizi con sua madre.


Sarà deformazione professionale di una ancora studentessa che prova a fare la psicologa ma una delle cose delle quali ho sentito il bisogno di parlare alla fine del film è stato il padre di Joy.
È sorprendentemente semplice dargli dell'egoista per non aver voluto regalare un sorriso al piccolo Jack, eppure ho trovato la reazione di Robert una scelta molto azzeccata.

Il registra con questa mossa vuole spostare l'attenzione sulle persone che fanno parte della vita di Joy e che, seppur in modo diverso, sono state colpite comunque in pieno da quel treno che è stato il rapimento della figlia.
Apprendiamo che i genitori si sono separati durante l'assenza di Joy e che potrebbe essere stata proprio questa grande perdita ad allontanarli. Possiamo immaginare una madre che cerca di affrontare la situazione, di elaborare e di rimboccarsi le mani e vivere una vita per quanto sia possibile dopo una tragedia del genere, e un padre che invece, di affrontare le cose non ne vuol parlare, che anche adesso che Joy è a casa non è pronto a guardare quello che le è accaduto. Non è colpa di Jack, suo nonno questo lo sa, ma Jack ai suoi occhi è il frutto di qualcosa che gli ha causato solo un immenso dolore.
Probabilmente in un ipotetico sequel di questa storia avrebbe affrontato questo demone, sicuramente avrebbe avuto bisogno di un aiuto, un aiuto che non rientrava nei tempi del film, ma è stato interessante vedere un'altra faccia della stessa medaglia.


Il film si conclude con la stessa contrapposizione di cui parlavo all'inizio, Jack è pronto ad amare il mondo, ma vuole prima salutare la sua stanza, e lo fa ad alta voce, facendo attenzione a non dimenticare nessuno degli oggetti che ancora la compongono, mentre Ma dice addio sottovoce e a denti stretti alla sua prigione.

"Track, wiggle out, jump, run, somebody".


Room è un film in due atti, entrambi oscuri seppur per motivi diversi, e in entrambi Joy cerca una luce che troverà sempre e solo grazie all'amore per suo figlio.
Room è un film che ammorbidisce anche i cuori più duri, che ti fa commuovere e venire voglia di uscire fuori a correre un po', perché il mondo è bello e dovremo guardarlo più spesso.

Voto: 10. Una storia che scuote, una recitazione che tocca e un Jacob Tremblay che fa sorridere e piangere insieme. Non vincerà l'Oscar, ma ha il mio cuore.



See ya soon.
xo xo




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